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Bullo: chi è costui?

Il bullismo può essere considerato una sottocategoria del comportamento aggressivo...

Sentiamo sempre più spesso parlare di “bullismo”, ma come possiamo definire questo fenomeno sociale sempre più dilagante? Il termine bullismo deriva dall’inglese “bullying” e si riferisce ad un’oppressione psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona – o da un gruppo di persone – più potente nei confronti di un’altra persona percepita come più debole. Il bullismo può essere considerato una sottocategoria del comportamento aggressivo, con alcune caratteristiche distintive: l’intenzionalità, la persistenza nel tempo e l’asimmetria nella relazione (ovvero, nella relazione, il bullo è più forte e la vittima è più debole e spesso incapace di difendersi). 

Si può distinguere una forma di bullismo diretto – che si manifesta in attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima, che comprende bullismo fisico, bullismo verbale, bullismo psicologico (ad esempio mette in giro false voci sul suo conto) ed il cyberbullying o bullismo elettronico, quando il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite sms o in chat – ed il bullismo indiretto, caratterizzato da una forma di isolamento sociale ed in un’intenzionale esclusione dal gruppo, meno visibile di quello diretto, ma non meno pericoloso.

Gli “attori” che prendono parte agli episodi di bullismo possono rientrare in tre grandi categorie:
– i bulli, che mettono in atto le prevaricazioni prevaricazioni;
– le vittime, che subiscono le prepotenze;
– gli spettatori, che non prendono parte attivamente alle prepotenze, ma vi assistono.

Per quanto riguarda il bullo possiamo distinguere tra “bullo dominante” o “bullo gregario”. Il primo manifesta aggressività generalizzata verso adulti e coetanei e bassa tolleranza alla frustrazione e manifesta grosse difficoltà nel rispettare le regole. Il bullo gregario aiuta e sostiene il bullo dominante, non prende l’iniziativa di dare il via alle prepotenze, è generalmente ansioso, insicuro e poco popolare, per questo cerca la propria identità e l’affermazione nel gruppo attraverso il ruolo di aiutante o sostenitore. 

Le vittime sono, per lo più, soggetti sensibili e calmi, anche se al contempo sono ansiosi ed insicuri. Se attaccati, reagiscono chiudendosi in se stessi o, se si tratta di bambini piccoli, piangendo. Talvolta soffrono anche di scarsa autostima ed hanno un'opinione negativa di sé e della propria situazione. Le vittime sono caratterizzate da un modello reattivo ansioso o sottomesso, associato, soprattutto se maschi, ad una debolezza fisica, modello che viene rinforzato negativamente dalle conseguenze dei comportamenti sopraffattori. Ci sono poi le vittime definite “provocatrici”, caratterizzate da una combinazione di modalità di reazione ansiose e aggressive. Possono essere iperattivi, inquieti e offensivi, tendono a controbattere e possono essere sgraditi anche agli adulti. Hanno la tendenza a prevaricare i compagni più deboli e non è raro che il loro comportamento provochi reazioni negative da parte di molti compagni o di tutta la classe. 

Infine analizziamo un ruolo apparentemente marginale, quello degli “spettatori”. Generalmente agiscono in modo da rinforzare il comportamento del bullo (per esempio incitandolo, ridendo o anche solo rimanendo a guardare). Raramente lo spettatore rende le parti della vittima difendendola, consolandola o cercando di interrompere le prepotenze. Nel prossimo articolo continueremo affrontando quali siano le conseguenze del bullismo e come difendersi.

Resto a disposizione per domande, chiarimenti, o per spunti su argomenti che desiderate approfondire.

Dott.ssa Federica Camellini 
federicacamellini@libero.it

Redazione
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Pubblicato il 02 Dicembre 2014
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