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Suicidio: perchè?

Dopo il clamore suscitato dal suicidio di Robin Williams molti lettori...

Dopo il clamore suscitato dal suicidio di Robin Williams molti lettori mi hanno chiesto come fosse possibile che un uomo famoso, ricco e di successo potesse compiere un gesto tanto estremo. Del resto quando qualcuno si suicida la prima domanda che ci poniamo è: perché?

Innanzitutto è importante sottolineare come non esista una struttura di personalità ed una specifica psicodinamica connessa al suicidio. Viene data molta importanza alla disperazione, che non è specifica  di alcuna psicopatologia, bensì trasversale a molti disturbi ( ad es. depressione, ansia, schizofrenia, malattie organiche). Oltre alla disperazione la desolazione è un altro fattore decisivo: essa implica l’aspettativa di un cambiamento associato alla certezza di non poterlo realizzare. Quindi il tentativo di suicidio può avvenire sia in presenza che in assenza di un disturbo psichiatrico, la differenza sta nella diversa capacità sia di stare in contatto con la realtà, sia nella capacità di contenere i propri impulsi. Chi riesce a controllare meglio i propri impulsi ha la capacità di pianificare con cura il proprio tentativo, utilizzando modalità meno violente e curandosi di lasciare dei piccoli indizi per poter essere salvato. 

Il suicidio non è quasi mai una decisione improvvisa, ma il punto di arrivo di lunghi e tortuosi pensieri e ragionamenti. Chi tenta di togliersi la vita si sente del tutto privo di speranza, ha molti pensieri di morte che diventano il centro della sua vita e quindi allontana gli amici riducendo di molto le attività sociali. C’è una prima fase in cui la morte è percepita positiva perché può porre fine ad una sofferenza ritenuta senza fine e senza possibile soluzione. Il suicidio viene visto come un’idea ancora lontana che dà sollievo, come una fantasia romantica in cui il pensiero verte principalmente sui preparativi, come ad esempio i sonniferi da comprare, lettere d’addio da scrivere, ecc. Nella seconda fase l’aspirante suicida si trova contrastato da varie ambivalenze fra vivere e morire, fra disperazione e speranza. Nella terza ed ultima fase si è già maturata l’idea concreta di sopprimersi e passa quindi all’atto compiuto. 

Quali sono i principali motivi che spingono al suicidio?
1) La fuga da una situazione sentita come insopportabile dal soggetto. La persona che medita il suicidio non sempre sta soffrendo di depressione, ma si sente vuota, spenta e vive senza dare senso alla vita: dietro la facciata della normalità nasconde un’insoddisfazione totale, uno stato di silenziosa disperazione. La vita diventa un vano affaccendarsi prima della morte. In questi casi non c’è una conclamata disperazione, ma uno strisciante andamento esistenziale poco esaltante. Anche se non esiste una profonda depressione, emerge una propria aridità e incapacità di innamorarsi della vita e questo vuoto viene accettato come emblema del suo esistere. La morte giungerebbe come ad eliminare questo senso di svuotamento totale.
2) Il lutto: il suicidio in conseguenza della perdita di una persona cara, di un elemento della personalità o del proprio modello di vita; questa modalità comportamentale riguarda parecchie persone che soffrono per la perdita di una persona cara e credono che il loro dolore sia inconsolabile. Esse pensano di ricongiungersi con l’amato nell’aldilà, in questo modo la loro fantasia li proietta in un futuro meno angosciante perché sarà pieno di tutto ciò che gli manca: l’oggetto del loro amore.
3) Il castigo: il suicidio per espiare un errore ( reale o immaginario ). In questo caso la persona vive  un guazzabuglio di sentimenti contrastanti di amore/odio per se stesso o per l’oggetto delle sue attenzioni deluse. La persona che pensa al suicidio si sente disperata per la perdita di una persona cara o per una delusione avuta in un settore su cui aveva puntato molto  . Tali delusioni possono sembrare banali agli occhi degli altri, ma contribuiscono pesantemente a costruire la propria immagine. Subire una bocciatura scolastica, una delusione d’amore, una rottura di amicizia, può far pensare che non si è amabili, che difficilmente qualcuno si innamorerà di noi e che si è dei falliti in campo professionale. Facendo un bilancio negativo della propria vita e non prevedendo alcun miglioramento nel prossimo futuro, la persona pensa che la cosa migliore sia porre fine alle proprie sofferenze chiudendo con la vita (ne sono un esempio gli imprenditori che si uccidono dopo un fallimento finanziario). Altre volte il suicidio ha delle motivazioni “altruistiche”. Si crede che la loro fine potrà giovare e alleviare l’esistenza dei propri cari e dei propri parenti. 
4) Il delitto: attentare alla propria vita per trascinare un’altra persona con sé, ne sono prova i molti casi di cronaca di omicidio-suicidio.
5) La vendetta: il suicidio sia per provocare il rimorso altrui sia per infliggergli l’infamia della comunità; alcune volte il gesto del suicida denota un significato di vendetta per l’indifferenza o la cattiveria cui è stato oggetto. Queste persone, generalmente, non sentendosi amati e considerati  da chi li circondano, hanno vissuto sotto il peso insostenibile di tale freddezza. Quando tale sofferenza persiste lungamente nel tempo e si aggrava, si tenta di colpire, con il suicidio, le persone che sono considerate responsabili di tutto ciò. Esse possono essere i genitori, partner, amici, ex fidanzati. E’ un gesto estremo che vuole esprimere una grande rabbia, ma anche una richiesta d’amore. Richiesta che non è stata espressa negli anni e che non è stata soddisfatta in vita. Il tentativo suicida è una maniera per ottenere da morto quello che non si è avuto da vivo.
6)La richiesta e il ricatto: il suicidio per fare pressione sull’altro (ad es. la persona che minaccia il suicidio se l’ex fidanzato/a non ritorna  insieme a lei/lui).
7) Il sacrificio ed il passaggio: il suicidio come mezzo per raggiungere una condizione ritenuta superiore, in questo caso si hanno molto frequentemente sullo sfondo tematiche religiose e/o politiche.
8) L’ordalia o il gioco: rischiare la propria vita per mettere alla prova se stesso ( ad es. la famosa roulette russa).

Nel prossimo articolo continueremo a parlare di questo tema, in particolar modo affronteremo come comportarsi quando pensiamo che un amico o un parente stia pensando di suicidarsi.

Sono a disposizione per domande, chiarimenti, o per spunti su argomenti che desiderate approfondire.

Dott.ssa Federica Camellini
federicacamellini@libero.it

 

Redazione
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Pubblicato il 17 Agosto 2014
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