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Maltrattamenti… se ne può uscire

Molti lettori, dopo l’articolo precedente sulle donne maltrattate, mi hanno chiesto come può una donna...

Molti lettori, dopo l’articolo precedente sulle donne maltrattate, mi hanno chiesto come può una donna, consapevole dei soprusi e degli abusi subiti, permettere ad un uomo di comportarsi così e, soprattutto, rimanere accanto al proprio carnefice.

Innanzitutto una delle prime risposte a questo quesito è che l’essere umano, purtroppo o per fortuna, si abitua praticamente a tutto, anche a violenze ed umiliazioni continue. La scelta di lasciare il partner è sicuramente molto difficile, e ciò deriva, in parte, dalla manipolazione psicologica dell’abusante che distrugge l’autostima della donna che, col tempo, finisce col credere di non potercela fare da sola e quindi preferisce restare in una situazione nota sebbene difficile. Finché la donna non prende atto che il comportamento del compagno non è imputabile a se stessa, è difficile svincolarsi da un legame che rasenta la dipendenza.

La maggior parte delle donne che hanno subito violenza dal proprio compagno con cui ho lavorato erano state anche bambine maltrattate, donne che, fin dalla più tenera età, hanno conosciuto solo tanta violenza e dolore. Al punto di essersi talmente abituate a questo stato di cose, che il solo fatto di pensare che la vita possa essere diversa diventa impossibile, o semplicemente diventa per loro talmente familiare la sofferenza da essere quasi rassicurante perché conosciuta.

Come fare ad immaginare che la vita possa essere altro, se da quando si è piccoli si è stati messi di fronte alla violenza? Come fare a pensare alla possibilità di un amore diverso, se non si è avuta la possibilità di sperimentarlo? Una persona con un’infanzia sana e normale, che ha esperito forme di vincolo sicuro ha più risorse psicologiche per uscire da una relazione violenta, quando riesce a prendere coscienza di quello che sta accadendo. Inoltre anche il contesto della famiglia d’origine che fornisce questo tipo di legame ha più risorse psicologiche ed emotive per aiutare una persona ad uscire dalla violenza. Mentre una donna che è stata vittima violenza, negligenza e/o abbandono durante l’infanzia, ha molte più probabilità, nell’età adulta, di formare un vincolo di tipo ansioso, che la trattiene col proprio carnefice. Queste donne infatti hanno già vissuto episodi simili di abusi, subiti personalmente o visti accadere alla propria madre: botte urla ed umiliazioni sono stati il loro pane quotidiano. Non hanno subito soltanto da padri violenti, ma sono state “vittime” dell’incapacità/impossibilità di queste figure materne, di essere una base sicura, di essere quel luogo protetto dove poter costruire la propria identità. Le relazioni familiari, specialmente il modello materno e la relazione tra i genitori, influisce sulla capacità della bambina di autoregolare i propri comportamenti, le proprie emozioni e soprattutto influirà sul significato che andrà ad attribuire alle relazioni interpersonali.

Nonostante tutte queste premesse se ne può uscire, si può riuscire a vincere la spirale di violenza che molto spesso prosegue da generazioni.

Frequentemente l’unico motivo che talvolta le spinge a rompere il circolo vizioso nel quale si trovano sono i figli, per i quali desiderano il meglio e che non vogliono coinvolgere nella propria tragedia. Altre volte, però, è proprio per i figli che restano accanto ai propri carnefici, convinte ancora una volta di non essere capaci, da sole, di proteggerli e di farli crescere serenamente. E allora tutto ricomincia da capo.

Occorre con queste donne effettuare un percorso psicologico che le aiuti non soltanto ad elaborare i traumi subiti da padri e mariti violenti, ma contestualmente occorre un lavoro per ricostituire un’autostima minata da anni di violenze.

Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha sviluppato, mediante l’attivazione del numero di pubblica utilità 1522, un'ampia azione di contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Il numero è gratuito e attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell'anno, e serve a dare una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati attivi a livello locale.

Sono a disposizione per domande, chiarimenti, o per spunti su argomenti che desiderate approfondire.

Dott.ssa Federica Camellini

federicacamellini@libero.it

www.psicologolowcost.it

Redazione
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Pubblicato il 07 Aprile 2014
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