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Parchetto Anna Frank, la riflessione di un lettore

20 Giugno 2016

Buonasera Direttore,
non me né voglia lei né i suoi lettori, ma ho appena letto quanto scritto dal Signor A. E. – o magari Signora dato che purtroppo l'anonimato difficilmente rende onori e oneri – e un po' di tristezza mi assale.
Vado subito al dunque senza dilungarmi … non conosco l'età di chi ha scritto la lettera, mi piace comunque pensare che però possa avere più o meno le mie primavere (io ormai ho girato la boa dei 40 da un po’ ).
Quando noi si era piccoli si giocava per strada: una buca non era un pericolo ma un territorio da esplorare, un legno sporgente dal terreno era visto come un trampolino da cui lanciarsi e non come un ostacolo in cui inciampare.
Potrei citare aneddoti per ore ma lascio a lei ed ai sui lettori rincorrere nei propri pensieri – magari con un po' di malinconia – i bei tempi andati in cui si usciva di casa a giocare e si rientrava dopo ore ed ore sporchi, impolverati e magari con qualche graffio, ma contenti (naturalmente il tutto lontano dagli occhi dei nostri genitori, non perché ci trascurassero ma solo perché "erano altri tempi").
Sembrerà banale, ma quando ero piccolo un parco giochi a misura di bambino non esisteva (nei miei ricordi la cosa che si possa avvicinare di più forse potrebbe essere la "pivetta dei pirati" nel parco dietro le tribune scoperte dello stadio Mari – c'era anche una specie di pista, qualcuno se la ricorda?), eppure si giocava, ci si divertiva e siamo venuti grandi comunque.
Oggi i suddetti tempi sono cambiati, e per come gira il mondo anche io sono realistico e da genitore purtroppo non posso più permettere ai miei figli quelle libertà che a noi furono concesse, ma da qui a dire che un'area pubblica appositamente dedicata alla ricreazione dei bambini – anche pur magari con qualche rifinitura necessaria da come vedo nelle foto pubblicate – ma che comunque a mio modesto parere non mi sembra rappresenti questa grande insidia, ce ne vuole.
Sarà mica magari che noi genitori spesso siamo impegnati in altre faccende (chiacchiere con amici o chat varie sui telefoni tanto per fare degli esempi banali) e quindi non possiamo permetterci il lusso di vigilare sui nostri figli che giocano e si divertono spensieratamente?

Come sempre la ringrazio della disponibilità.
Cordialmente,

Andrea Airaghi


(marco tajè) – Nel diritto-dovere di evidenziare il nostro pensiero, noi stiamo dalla parte di chi ha sollecitato attenzione a una migliore cura del parchetto pubblico. 

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