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Il “Family Day”, secondo don Fabio

4 Febbraio 2016

Egr. direttore, buongiorno.

Faccio riferimento al suo commento sulla mancata partecipazione di Legnano al "Family Day" che nell'ultimo settimana ha caratterizzato tante piazze anche del nostro territorio, ma non quelle di casa nostra. Al di là di essere d'accordo o meno sull'evento, vorrei segnalare che, ad ogni modo, la Chiesa legnanese ha celebrato la Giornata della Famiglia con diverse cerimonie religiose. In questo contesto, vorrei sottoporle alcune considerazioni scritte dal mio parroco, don Fabio Viscardi, sul notiziario parrocchiale dei Santi Martiri. Mi farebbe piacere rileggerle su Legnanonews.

Lettera firmata


A volte sembra proprio di vivere in un mondo all’incontrario. In un tempo in cui i giovani di sposarsi proprio non ne hanno voglia e i matrimoni – sia in chiesa che in comune – sono ormai sul viale del tramonto, ecco altri tipi di unione rivendicare a gran voce diritti (e doveri) che sembrano appartenere ad epoche passate.

Mentre il pensiero ecologista si erge quale faro incontrastato a illuminare il futuro invocando a gran voce il rispetto dell’ordine naturale contro qualsiasi tipo di manipolazione, ecco che quando si parla dell’uomo la posizione si rovescia. In questo caso sembra prevalere il diritto della cultura e del soggetto a determinare in tutta libertà non solo la propria identità sessuale, ma anche il concetto stesso di famiglia.

In verità con questi discorsi la giornata di oggi c’entra poco, visto che sarebbe la festa della Sacra famiglia di Nazareth. Considerati però gli importanti dibattiti che si stanno svolgendo in parlamento e nel paese, è probabile che Maria, Giuseppe e Gesù non solo ci scusino, ma ci incoraggino a spendere qualche parola al riguardo. Senza la pretesa di esaustività, ma con l’auspicio di favorire qualche pensiero. E magari anche qualche dibattito; possibilmente civile e costruttivo.

Anzitutto per dire che una legge va approvata. Inutile nascondere la testa sotto la sabbia. Lo stato ha il dovere di riconoscere e regolamentare forme di unioni civili anche omosessuali. Tra l’altro evitando così di lasciare campo libero a decisioni talora creative del potere giudiziario che si sostituiscono in modo distorto al legislatore.

Ma insieme per ribadire con pacata fermezza che non è possibile equiparare altre forme di relazione affettiva alla famiglia. Tale termine chiede di essere riservato all’unione stabile di un uomo e una donna che si aprono al dono della paternità/maternità. Una delle ambiguità della proposta Cirinnà sta appunto in questo: i frequenti rimandi al diritto matrimoniale finiscono di fatto per assimilare le unioni civili al matrimonio.

Una seconda importante annotazione riguarda la cosiddetta stepchild adoption. Si tratta di una materia estremamente delicata dato che interagisce con soggetti (i bambini) che per loro natura chiedono di essere difesi e protetti dalla legge. In questo il testo della Cirinnà lascia per lo meno aperto il dubbio di essere attento più al desiderio di genitorialità degli adulti che ai reali bisogni dei figli. Un passo indietro di 40 anni al bambino inteso come oggetto e non soggetto di diritti.

Un senso di tristezza nasce inoltre dall’impressione che a volte temi così delicati, dove è in gioco il futuro della nostra civiltà, siano usati dentro logiche di partito e meri calcoli di bottega in vista di future elezioni.

Poco dopo la tragedia della guerra mondiale, pur in un clima di forte contrapposizione ideologica, i Padri Costituenti ebbero il coraggio e la lungimirante intelligenza di sedersi attorno ad un tavolo per stendere le regole basilari del vivere comune che ci hanno permesso settant’anni di relativa pace sociale dentro la stessa casa.

Forse è giunto il momento di mettere da parte faziosità e pregiudizi, di confrontarci senza pregiudizi per riconoscere quali sono i valori e i principi attorno a cui vogliamo difendere e proteggere il bene comune. Per finire. Quanto scritto ovviamente non impegna il magistero della chiesa. Sono solo pensieri peregrini di un semplice parroco.  

don Fabio

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