27 Gennaio 2016

Questo articolo prende spunto dall’interrogazione consiliare del NCD sul Registro delle Unioni Civili ed è scritto “al buio”.

Lo pubblichiamo solo ora, alle 21.37 di martedì 26 gennaio, pochi istanti dopo aver appreso dalla risposta dell’assessore Tripodi che 13 coppie legnanesi hanno sin qui deciso di iscrivere i propri nomi nel registro.

Al momento in cui scriviamo, non conosciamo questo dato. Interessa, legittimamente, ai consiglieri del NCD, che danno prova di coerenza e tengono fede all’impegno preso nel 2014, quando bocciarono l’istituzione del RUC e preannunciarono una verifica periodica sui numeri. Interessa anche a noi, ma non incide sul nostro giudizio complessivo.

Non diciamo nulla di nuovo, ma a volte è bene ripetersi. Qualunque sia il numero degli iscritti a Legnano, il valore del nostro RUC rimane, per noi, altissimo. Se oggi il Parlamento discute una legge sulle unioni civili, pure faticosamente e con anni di ritardo sugli altri Paesi europei e sulla situazione di fatto della società, si deve, non solo ma anche, ai più di 300 Comuni che si sono dotati di un registro. Che hanno lanciato un messaggio ed evidenziato una necessità. E tra questi c’è Legnano.

Istituire il RUC è un atto amministrativo e in quanto tale è giusto che se ne verifichi l’efficacia. L’indicatore principale, per noi, non è il numero di coppie iscritte. Potrebbero essere molte, pochissime, o anche solo una. Potrebbero aver avuto accesso a molti servizi, o a nessuno. Di sicuro, hanno contribuito a un cammino ben più ampio, e – a proposito di indicatori – l’hanno fatto a costo zero per il Comune di Legnano.

Altri hanno una lettura diversa, e ci può stare. Ma perché chiedere il dettaglio di quante coppie, tra gli iscritti, siano omosessuali? È così inutile e anacronistico che la stessa Daniela Colombo, commentando la prima verifica del NCD, a settembre 2014, aveva negato di averlo chiesto. Invece la domanda c’era nell’interrogazione di allora e c’è nell’interrogazione di oggi…

riLegnano