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“Un cinghiale al Parco del Roccolo, la lettera di un cacciatore”

7 Ottobre 2015

    “Verrà un giorno”…così iniziò l’anatema lanciato dal manzoniano fra Cristoforo nei confronti dell’arrogante Don Rodrigo; non è nelle mie intenzioni paragonarmi al famoso frate cappuccino, né di lanciare anatemi contro alcuno, tuttavia mi sento in dovere di spezzare una lancia a favore degli amici cacciatori, troppe volte bistrattati e tacitati ingiustamente di comportamenti illeciti.

    Faccio esplicito riferimento ad un articolo recentemente pubblicato su un quotidiano locale, nel quale venivano  evidenziate le lamentele di alcuni cittadini le cui abitazioni sono ricomprese nel Parco del Roccolo, per il disturbo e soprattutto il timore alla loro incolumità, arrecato da alcuni  cacciatori che, a detta loro, si erano avvicinati  troppo alle case.

    Orbene non escludo che alcuno dei miei “ colleghi” sia talmente indisciplinato o meglio  incosciente di eludere i divieti in tema di distanze imposti dalla legge, ma non è il caso di generalizzare: sarebbe come affermare che tutti gli automobilisti conducano il proprio automezzo con un tasso alcoolimetrico del sangue,  superiore alle norme di Legge.

    Comunque lo scopo del mio sfogo con è quello di polemizzare con gli “ anticaccia” o con “ i protezionisti” o anche con i comuni cittadini che, in buona fede, sono convinti che il fucile da caccia abbia un gittata di tiro pari ad un fucile militare; ma quello di mettere in guardia tutti coloro che ritengono che la caccia sia un’attività anacronistica e distruttiva.

    Probabilmente non tutti sanno e chi lo sa lo sottace, che la provincia di Milano ora Provincia Metropolitana ogni anno spende centinaia di migliaia di euro per risarcire i danni che gli animali ( sottolineo animali  e non selvaggina) arrecano alle culture agricole.

    Conigli selvatici, piccioni, nutrie, corvi,  volpi, cinghiali prolificano a dismisura, tuttavia se per alcuni vi è un limite di prelievo ( così viene definita la possibilità di abbattimento) per altri vi è l’assoluto divieto: ciò premesso mi sento in dovere di evidenziare quanto accaduto al sottoscritto Domenica  24 settembre u.s., nelle campagne di Busto Garolfo a poche centinaia di metri dalla strada che conduce ad Inveruno.

    Verso le ore 7,30 mentre in un folto erbaggio, in compagnia di un amico stavo cacciando con i miei cani,  ho intravisto, in lontananza una massa scura che si allontanava: di primo acchito ho pensato ad un cinghiale, ma pensare che un cinghiale frequentasse le campagne  di “Bus Picul” era ne più, ne meno che credere di aver visto la slitta di Babbo Natale, trainata dalle tradizionali renne.

    Tuttavia vero le 10,30  senza ombra di dubbio io e l’amico abbiamo avuto  la certezza che un vecchio “ solengo” (così si definiscono i vecchi maschi di cinghiale che  abbandonano il branco per vivere in solitudine) ci stava venendo incontro, attraverso una campagna di  “stocchi” di granoturco

    Il cinghiale nero come il carbone del peso, senza dubbio superiore al quintale, a circa 200  metri da noi, dopo essersi fermato a fiutare l’aria ed avendo evidentemente percepito la nostra presenza, ( il cinghiale pur essendo carente di vista, ha un olfatto straordinario), si è allontanato facendo perdere le proprie tracce

    Verso le ore 12 mentre i cani  davano evidenti segni di nervosismo da una folta campagna di sorgo sbucava  il ” solengo” che  li “caricava”.

    Sia perché la caccia al cinghiale era, alla data del 24 settembre proibita, sia in mancanza di cartucce adatte, io e l’amico per l’incolumità dei canni abbiamo  esploso in aria una coppiola ciascuno mettendo in fuga l’animale che attraversava la strada; fortunatamente in un momento in cui nessun mezzo transitava, altrimenti le conseguenze sarebbero state tragiche.

    Mi sono premurato di segnalare l’evento alla polizia venatoria provinciale di Via dei Mille di Legnano, ma ho avuto la netta impressione di essere considerato un visionario… a tacer d’altro.

    Domenica 5 ottobre u.s., cacciando  nelle campagne ricomprese nel Parco del Roccolo, poco distante dalla nota “fabbrica di dolci”, rinvenivo le inequivocabili tracce di un cinghiale: addiaccio, ossia dove aveva dormito, feci e soprattutto le “ grumate”,  gli scavi fatti con il grugno per estrarre radici da terra .

    Concludendo mi permetto di invitare i numerosi frequentatori del Parco del Roccolo a stare più che  attenti; è vero che il cinghiale appena può fugge la presenza umana, ma se è incalzato o inseguito dai cani che numerosi frequentano unitamente ai loro padroni il Parco, diventa pericoloso.

    Morale … “verrà un giorno” in cui i cacciatori, razza in via di estinzione ( l’età media supera abbondantemente i 60 anni) verranno rimpianti, quale ultimo    baluardo contro il prolificare di animali che stanno occupando un habitat che non è il loro, con le immaginabili conseguenze che arrecheranno a persone e  a cose

AVV. EMANUELE VALLI  


Volevo segnalare che nella stessa data ma alle 23.30 ho visto un cinghiale a Busto Garolfo proprio sulla strada per Inveruno. Evitato per pochi centimetri con l'auto a rischio di un incidente.Ho segnalato subito la mattina seguente e volevo tranquillizzare il cacciatore che non è  affatto un visionario.Grazie

Un lettore

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