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Grande Guerra: la conta dei militari deceduti

1 Agosto 2015

Spettabile Redazione, leggo con interesse che il ristorante self-service “Il giardino” ha ricevuto una bandiera italiana nuova, offerta in dono dall’Associazione dell’Arma di Fanteria, sezione di Legnano, come risulta da apposito comunicato inviatovi a suo tempo per la pubblicazione sul vostro giornale on line.

Il comunicato della predetta Associazione si chiude col riferimento al centenario della Prima Guerra Mondiale e col ricordo dei sei milioni di caduti italiani.

Il dato sopra riportato è del tutto fuorviante e non riesco a comprendere da quale fonte storica esso sia stato tratto. I cittadini italiani appartenenti alle forze armate, cioè “i militari di ogni ordine e grado” morti durante la Grande Guerra sono stati calcolati in 651.000. Questo numero comprende: A) coloro che persero la vita tra il 24 maggio 1915 e il 4 novembre 1918, rispettivamente inizio e fine della guerra; B) coloro che, già feriti in combattimento o avendo contratto malattia, poi risultarono deceduti a tutto il dicembre 1920, cioè oltre due anni dopo la cessazione delle ostilità. Questi 651.000 militari morti rappresentano l’1,83 percento riferito all’intera popolazione italiana che all’epoca risultava essere di circa 35.600.000 abitanti.

A livello mondiale, sempre con riferimento a quella guerra, i “militari” deceduti, appartenenti a tutti gli stati belligeranti nelle due opposte coalizioni degli “alleati” e degli “imperi centrali”, secondo gli storici vengono stimati in un numero che dovrebbe aggirarsi ragionevolmente intorno ai 10.000.000 di casi.

Se fosse vero il dato dei 6.000.000 di caduti italiani, il ragionamento ci porterebbe a concludere che l’Italia abbia avuto il 60 percento di tutti i militari morti a livello mondiale. Il che è ovviamente assurdo e fuori da ogni realtà.

Mi preme sottolineare che i dati da me riportati si riferiscono esclusivamente alla morte dei militari, cioè i cittadini italiani maschi inquadrati nelle varie forze armate, escludendo pertanto i decessi verificatisi nella popolazione civile.

Un’ultima annotazione. Il comunicato dell’Associazione cita la Grande Guerra come “immane tragedia” e personalmente concordo in pieno con tale affermazione. Tuttavia vorrei fornire qualche suggestivo dato di confronto.

Nella Prima Guerra Mondiale 1914-1918 i morti militari e civili riferiti alle popolazioni degli stati coinvolti furono nella percentuale dell’1,8 percento.

Nella Guerra dei Trenta Anni, che nelle sue varie fasi sconvolse l’Europa tra il 1618 ed il 1648, verosimilmente gli stati belligeranti persero qualcosa come il 20 percento delle loro popolazioni.

Se la Grande Guerra fu un’immane tragedia, quella dei Trenta Anni come dovremmo definirla?

Ringrazio la Redazione per la cortese attenzione e porgo distinti saluti.

Donato Calianno


(m.t.) – Confermiamo, come si può leggere nel servizio pubblicato (qui la pagina), che il pensiero cui fa riferimento il lettore appartiene al presidente della Associazione Fanti, cav. Angelo Sciuccati

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