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Ipazia: Rabbia e disapprovazione per il video dell’omicida

3 Luglio 2015

Egregio direttore, le scriviamo per esprimerle tutta la nostra rabbia e la nostra disapprovazione riguardo il video pubblicato oggi dal suo quotidiano on line in cui il dott. Colombo, condannato e detenuto per avere brutalmente ucciso la moglie Stefania Cancelliere, in più di venti minuti di autoripresa, tenta un' allucinante autogiustificazione del suo atto. Oltre a ritenere inaccettabile che un condannato abbia la possibilità di diffondere in prima persona un video del genere, è fatto ancora più grave che un quotidiano lo pubblichi.

Non riusciamo a capacitarci di come il tema sulla violenza alle donne debba essere sempre trattato in maniera così superficiale e offensivo e soprattutto ci teniamo a ribadire che ogni atto di violenza contro donne è un reato e come tale deve essere considerato!

Come associazione Ipazia, da anni attiva sul territorio contro la violenza di genere, nel rispetto di Stefania e delle tante vittime di femminicidio, le chiediamo di rimuovere il video in questione.

Associazione Ipazia per una cultura della non violenza


Come sempre, difendiamo il nostro diritto-dovere di fare cronaca. Certo, in redazione, composta in massima parte da donne, la discussione si è prolungata prima della pubblicazione del servizio. Tutti/e, ad ogni modo, eravamo d'accordo sul fatto che non è nascondendo un video, una foto, una notizia, che si risolvono problemi come quelli della violenza contro le donne ma anche contro gli uomini, i bambini e gli anziani. E' pur vero che in alcuni momenti il video mostra una certa crudezza. Particolare che ha destato in noi parecchie perplessità, insieme a quella di come possa essere possibile, per un condannato, divulgare il proprio pensiero con questo sistema mediatico. Ma anche in questo ambito, perchè non far emergere in pieno la personalità del personaggio, consentendo al lettore la possibilità di un giudizio ancora più profondo sul protagonista e la sua vicenda?
D'altra parte, sia ben chiaro, noi non difendiamo assolutamente le tesi dell'omicida. La sentenza non viene assolutamente messa in discussione.
Noi abbiamo sempre diffuso la cultura della non violenza e continueremo a farlo. Così come abbiamo sempre dimostrato attenzione alla figura delle vittime.
Per ragioni di impaginazione, il servizio (con il video ripreso dal canale pubblico Youtube) non è più in homepage. Resta in archivio anche perchè così impone la legge sulla stampa.

marco tajè

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