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Approvata legge regionale “anti-moschee”

La soddisfazione della Lega,ma la Curia prende le distanze - Ai Comuni la possibilità di indire referendum...

Via libera con i voti favorevoli dei gruppi di maggioranza (contrari PD, Patto Civico e Movimento 5Stelle) al provvedimento che modifica la legge regionale urbanistica in relazione alla pianificazione dei luoghi di culto religiosi.

Prima dell’avvio della discussione generale, sono state respinte una questione pregiudiziale illustrata da Roberto Bruni (Patto Civico) e una richiesta di sospensiva presentata da Eugenio Casalino (M5Stelle): altre due questioni pregiudiziali sono invece decadute in seguito a emendamenti presentati dal relatore Roberto Anelli (Lega Nord).

Rispetto al testo approvato in Commissione Territorio, è stata reintrodotta “la facoltà per i Comuni di indire referendum nel rispetto delle previsioni statutarie e dell’ordinamento statale”; le nuove realizzazioni di culto dovranno avere congruità non solo architettonica ma anche dimensionale con le caratteristiche del paesaggio lombardo; viene istituita una Consulta regionale per il rilascio di parere preventivo e obbligatorio. Infine viene precisato che le nuove disposizioni si applicano non solo agli Enti delle altre confessioni religiose che hanno stipulato un’intesa con lo Stato, ma anche a quelle confessioni religiose che abbiano presenza diffusa, organizzata e consistente a livello territoriale.

Altri requisiti richiesti sono l’installazione esterna di telecamere direttamente collegate con la Questura, la presenza di strade di collegamento e opere di urbanizzazione primaria adeguate, la presenza di aree destinate a parcheggio, distanze adeguate tra i diversi luoghi di culto e l’obbligo preventivo per i Comuni di procedere alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

“Pur garantendo la libertà di culto – così si è espresso il vicepresidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti (Lega Nord) – la Lombardia dà un segnale importante soprattutto alla luce dei fatti recenti di Parigi e delle orribili notizie che arrivano quotidianamente dall’autoproclamato Califfato islamico. Non siamo infatti più disposti ad arretrare né a cedere nulla ad una cultura che, anche nei suoi aspetti più moderati, molte volte è incompatibile con i principi fondativi della nostra civiltà europea. E’ sempre bene ricordare che in molti paesi arabi non esiste la condizione di reciprocità, inoltre la donna è considerata inferiore all’uomo e spesso non vengono riconosciute le minime libertà fondamentali che invece la nostra società garantisce". 

Prende invece le distanze la Curia milanese: "Vista la rilevanza e la delicatezza del tema, occorre giungere alla costruzione di questi strumenti legislativi in modo meno frammentario e precipitoso, per non produrre effetti che vadano al di là delle intenzioni di chi li propone – si legge una nota di mons. Luca Bressan – . Da capire se le nuove norme saranno in grado di assicurare una effettiva libertà di culto nel rispetto di tutte le leggi vigenti".

Redazione
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Pubblicato il 31 Gennaio 2015
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