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25 aprile a Rescaldina: la prima volta di Cattaneo sindaco

Un ricordo ai caduti per la Libertà, ma anche ai tanti morti di questi giorni nei nostri mari...

Di seguito il discorso tenuto dal sindaco di Rescaldina, Michele Cattaneo alla celebrazione del 25 aprile.


Grazie a tutti i cittadini presenti oggi, grazie alla banda, al personale del comune, alla polizia locale, ai carabinieri e a tutti voi per la vostra presenza. Siamo in tanti e tanta altra gente troveremo lungo la strada. Essere in tanti è importante soprattutto se consideriamo che stiamo festeggiando la festa fondamentale della nostra storia repubblicana, senza quel 25 aprile infatti non ci sarebbe la Repubblica, non ci sarebbe nemmeno più la nostra Italia.
Sono emozionato, lo confesso, perché quello di oggi è il mio primo 25 aprile da sindaco dopo 40 altri “25 aprile” vissuti da bambino, adolescente, giovane. Sono emozionato perché oggi mi sento investito di una responsabilità particolare, il dovere di rendere omaggio e di rendere testimonianza a quanti hanno reso libera la nostra patria.
Proprio ripensando a tutti i 25 aprile passati condivido con voi la constatazione che, tranne negli ultimissimi anni non ho mai pensato ai partigiani come a persone con un colore politico. Chi ha voluto affibbiare al movimento partigiano e alla resistenza uno specifico colore politico l'ha fatto e lo fa per un suo mero e meschino interesse di parte.
Ogni persona certo ha un credo o una simpatia politica, ogni persona ha le sue idee politiche, ma i partigiani, in quanto partigiani credo proprio di no.
La Resistenza non era un movimento di parte politica, come d'altra parte non lo è l'ANPI, nel popolo dei “resistenti” con le sue mille sfumature troviamo il militante del partito comunista, il monarchico, il liberale, il giovane idealista, ma anche il prete di paese, la casalinga, l'uomo semplice che decide di rischiare la vita per salvare altre vite.
I miei “25 aprile” da bambino fino al 25 aprile di oggi sono sempre stati pieni di racconti di persone che vivevano il coraggio nella quotidianità, che nascondevano nei granai o nei fienili i giovani partigiani, gli ebrei in fuga. Persone che a rischio della vita decidevano di nascondere armi nel campanile o in fondo al proprio giardino pur sapendo di rischiare in prima persona e magari di fare rischiare anche i propri familiari, i propri bambini.
Tutte queste persone non rischiavano per un partito, per una parte politica, rischiavano per la libertà personale, per la libertà di una nazione intera, per darci un futuro.
A tutte queste persone va il mio grazie!
Mi piacerebbe oggi personalmente dire grazie a tutti i nostri partigiani, dire grazie alle mogli e ai mariti rimasti soli, ai figli rimasti orfani, alle madri che preoccupate vedevano partire quei figli che forse ben più volentieri avrebbero ancora protetto tra le mura di casa. Vorrei dire loro grazie per averci permesso oggi di essere liberi, di avere permesso la libertà di parola anche a chi oggi vorrebbe infangare il loro ricordo.
Vorrei oggi dire grazie al mio papà, alla mia mamma, ai miei nonni e alle mie maestre perché mi hanno insegnato i valori del rispetto, della libertà, dell'uguaglianza.
Qui, nell'esperienza partigiana, sono tutti i valori che dobbiamo trasmettere ai nostri figli, qui la storia che dobbiamo insegnare, certamente perché non si ripetano gli errori ma soprattutto perché si ripetano gli eroismi, la capacità di sacrificare se stessi per gli altri. Non dobbiamo insegnare la guerra, dobbiamo insegnare ad essere capaci, ad ogni costo, di rifuggire l'egoismo, la chiusura, il sopruso del più debole, l'annientamento di chi non la pensa come noi.
È un nostro dovere portare questi valori e queste esperienze nelle scuole e continuare a portarli perché i nostri figli imparino dai partigiani ad essere uomini e donne veri.
Sento l'obbligo oggi di ricordare i morti dei nostri mari, quella strage di migranti che non ha eguali nella storia degli ultimi 70 anni. Vogliamo ricordare oggi chi è oppresso come lo siamo stati noi 70 anni fa, chi fugge dai totalitarismi, dalle guerre, dalla persecuzione, dalla povertà.
Ricordiamo chi ha combattuto e combatte in nome della resistenza e chi ancora oggi cerca la libertà in ogni parte del mondo. A maggior ragione se tutto questo avviene a pochi chilometri dai nostri confini e centinaia di persone muoiono nei nostri mari.
Deponiamo allora Maria Grazia (presidente ANPI), insieme, nelle nostre corone una rosa bianca simbolo delle vittime innocenti e, in Germania, emblema dell'opposizione non violenta al regime nazista.
Viva i partigiani, viva la resistenza, viva la libertà!

Michele Cattaneo, sindaco di Rescaldina

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Aprile 2015
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