Il Comune di Legnano (Assessorato alla Cultura) ha lanciato l'iniziativa intitolata "Album di famiglia", con l'intento di realizzare un archivio fotografico cittadino e fissare così, attraverso la raccolta di immagini personali e pubbliche, l'evoluzione del vivere e dell'abitare la nostra città. Questo immenso patrimonio, che ciascuno di noi conserva nei propri cassetti, rischia di essere a breve disperso o dimenticato. Per approfondire il progetto e costruire un metodo di lavoro comune, che possa condurre a breve verso i primi concreti risultati, l’assessore alla Cultura Umberto Silvestri ha organizzato un incontro, che si terrà martedì 5 luglio 2016, alle 21, nella Sala Stemmi del Comune di Legnano. 

Il Comune – leggiamo in una nota dell'ufficio stampa – si propone come custode ufficiale di questo importante pezzo di storia. Con il contributo e il coordinamento dell'Archivio Fotografico Italiano le foto saranno raccolte, scansite in alta risoluzione, catalogate e messe a disposizione per poter essere consultate, studiate, utilizzate per mostre ed eventuali pubblicazioni. Una volta catalogato, tutto il materiale sarà restituito ai legittimi proprietari.

«Già da tempo – aggiunge l’assessore Silvestri – i legnanesi più sensibili contribuiscono in maniera cospicua a conservare con le immagini la memoria della nostra comunità, attraverso libri, incontri e socialnetworks. Mi ha piacevolmente sorpreso l’adesione al progetto da parte di un gran numero di cittadini non appena è stato pubblicizzato. A loro va il mio grazie sincero e l'augurio di continuare su questa bella e stimolante strada. Per realizzare tutto ciò il Comune ha ovviamente bisogno dell’aiuto di tutti, chiedendo di partecipare e promuovendo l'iniziativa nei confronti di amici, colleghi e famigliari».

Martedì sera, quindi, sarà l'occasione per conoscere davvero la consistenza di questo contributo fornito dai legnanesi e, soprattutto, di sciogliere dubbi circa la resistenza, spesso registrata in precedenti e analoghe iniziative, da parte dei legnanesi, considerati, almeno da noi, poco disposti a una condivisione così pubblica dei propri "amarcord" fotografici e documentali.