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25 aprile: una storia dimenticata

La Resistenza dei militari italiani che all'estero decisero di rimanere in Jugoslavia, Grecia, Albania e altri paesi europei...

Nella riflessione degli amici Renata e Giancarlo manca la Resistenza dei militari italiani che all'estero decisero di rimanere in Jugoslavia, Grecia, Albania e altri paesi europei dove si trovarono l'8 settembre, a combattere il nazismo alleati ai vari movimenti fascisti locali. Furono inquadrati in Battaglioni, Brigate, Divisioni, dai nomi famosi di Garibaldi, Matteotti, Mameli, Italia, e mantennero regole e discipline militari, mettendo al comando gli ufficiali che non erano fuggiti.

Scrisse nel 1980 il Presidente Pertini che avvenne in Jugoslavia, il 9 ottobre 1943, la nascita del nuovo esercito italiano "inteso come esercito democratico antifascista e parte integrante della coalizione antihitleriana nella seconda guerra mondiale". Nella nostra zona furono diversi i militari che combatterono e alcuni morirono in terra straniera. Anche loro, Partigiani di nome e di fatto, dopo il ritorno in Italia hanno festeggiato e festeggiano la Liberazione il 25 Aprile.

L'8 settembre 1943 rappresentò una data importante per le sorti italiane nella seconda guerra mondiale. L'armistizio firmato da Badoglio con gli alleati, la fuga del Re, lo sbandamento nelle truppe italiane specialmente quelle dislocate nei Balcani, il grido di tradimento lanciato dai nazisti, la fuga di Mussolini, il fascismo.

Non è mai stata presa nella giusta considerazione la difficile scelta che molti militari italiani, per lo più ventenni, dovettero compiere in quei giorni: arrendersi ai tedeschi, agli alleati, tornare a casa, nascondersi, passare con i Partigiani.

Ciascuno di loro si trovò per un attimo solo, solo rispetto anche a quello che avevano nel bene e nel male compiuto fino ad allora. A quali rischi avrebbero potuto andare incontro? Erano in grado di valutarli? tutti? Scrisse Avio Clementi in "Topo Misko": «Il re, i grandi comandanti, gli stati maggiori sono fuggiti, solo desiderosi di portare in salvo la propria pelle, lasciando a noi, poveri cristi di piccoli ufficiali e soldati, le due uniche scelte: la prigionia o la collaborazione con il tedesco. Proprio una bella scelta, non c'è che dire». Molti di quei giovani militari rifiutarono questa scelta e aprirono un nuovo capitolo glorioso nella storia d'Italia.

Così scrivevano: «Per molti di noi la nostra fu una scelta di lotta contro i tedeschi, per il riscatto dell'onore del popolo italiano, infangato soprattutto all'estero dalle vergognose guerre di aggressione fasciste. Lottammo perchè nazioni e popoli si affratellassero da libere nazioni e da liberi popoli nell'interesse superiore dell'umanità». Mi sono sempre chiesto perché una storia di lotta al comune nemico, il nazifascismo, combattuta da Italiani in terra straniera, non avesse quasi mai avuto in Italia un posto d'onore nella storia della Resistenza, e come mai fosse stata quasi insabbiata.

Roberto Mezzenzana

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 29 Aprile 2016
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