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"Diventa sempre più importante fare memoria della lotta partigiana"...

Ricordiamo oggi la liberazione del nostro Paese dall’oppressione nazifascista. Sono trascorsi 70 anni da quei tragici fatti che videro migliaia di persone sacrificare la propria vita per restituire la libertà agli italiani e gettare le basi per costruire uno Stato moderno fondato sui principi democratici contenuti nella nostra Carta Costituzionale.

Ogni anno che passa sono sempre meno le persone che possono portare la loro diretta testimonianza di quei momenti. E’ per questo motivo che diventa sempre più importante fare memoria della lotta partigiana. La sezione legnanese dell’ANPI è da tempo impegnata in un prezioso lavoro di ricerca e ricostruzione storica. Ultima fatica, in ordine di tempo, è la recente pubblicazione di un libro dedicato alla figura del legnanese Giuseppe Bollini, un giovane di appena 23 anni fucilato a Traffiume, frazione di Cannobio l’8 febbraio 1945.

Sono pagine splendide, da cui emerge la figura di un giovane operaio formato nell’Azione Cattolica e animato da principi che andrebbero presi a modello. Voglio leggere soltanto alcune frasi tratte dal libro, dove troviamo il racconto delle ultime ore di Giuseppe Bollini basato sulla testimonianza del sacerdote che lo accompagnò dal carcere al luogo della fucilazione.

Bollini, rivolgendosi al capitano che comandava i militi fascisti disse queste parole:

«Signor Capitano, io vi saluto e vi ringrazio. Io non ho rancore per nessuno. Perché ho sempre  avuto questo ideale: di vedere la nostra povera patria liberata da tanti odii e da tanta guerra e veramente grande e libera. Anzi questo è il mio ultimo desiderio, che nessuno mai venga ad essere ucciso per vendicare la mia morte».

E’ un racconto commovente che smonta alcuni luoghi comuni usati da una certa storiografia revisionista per sminuire il ruolo svolto dai partigiani nella guerra di liberazione. Come si può infatti definire “traditori” persone che sono morte rivolgendo il loro ultimo pensiero alla Patria auspicando che essa potesse rinascere finalmente libera dalla guerra e dagli odii! Certamente ci furono eccessi ed azioni poco nobili, ma da questo a mettere sullo stesso piano coloro che si schierarono con l’oppressore nazista e chi morì sognando un futuro migliore per il suo Paese il passo è ben lungo. Il rispetto per tutti i morti è giusto e doveroso, senza però ridurre la guerra di liberazione ad una guerra civile combattuta tra due fazioni di pari dignità.

Ma il racconto delle ultime ore di Giuseppe Bollini offre anche spunti di riflessione sui giovani di oggi. Aveva 23 anni quando finì davanti al plotone d’esecuzione. Una fine atroce a coronamento di precise e radicali scelte di vita. Non fu l’unico. E’ sufficiente sfogliare il libro che raccoglie le ultime lettere scritte dai partigiani condannati a morte per verificare quanti giovani subirono una sorte analoga. Sono modelli di vita che è quanto mai opportuno portare nelle scuole, negli oratori, negli altri luoghi di aggregazione giovanile.

Oggi prevalgono l’indifferenza o l’adesione a stili di vita che tendono a estromettere – se non addirittura a banalizzare – parole come sacrificio, libertà, rispetto, tolleranza,  accoglienza… Basta vedere che cosa circola sui social network per constatare come le “sirene” di ideologie e di politiche, che non puntano al cervello della gente ma a solleticare i più bassi istinti umani, trovino ampio consenso.

E’ un problema non solo italiano in quanto accomuna l’intero mondo Occidentale. Fa riflettere il fatto che molti giovani francesi, inglesi, tedeschi, americani e (pochi per fortuna) italiani, e non solo di origine musulmana, scelgono di arruolarsi tra i fanatici terroristi islamici dell’ISIS. Perché, al contrario, non assistiamo ad altrettante  “conversioni” ai valori della democrazia occidentale da parte di giovani musulmani, e se ci sono non fanno notizia. Dove sono finiti i valori di libertà, uguaglianza e democrazia per cui migliaia di persone hanno perso la vita durante la lotta di liberazione dal nazifascismo in Italia come in molti altri Paesi europei? Che immagine dà di se un’Europa sempre pronta a intervenire per salvare le banche, ma latitante quando si tratta di salvare migliaia di uomini, donne e bambini che fuggono dalle guerre e dalla miseria. E’ cronaca di questi giorni: come è possibile che l’Italia sia lasciata sola a far fronte ad una vera e propria emergenza umanitaria?

Se l’Italia è una repubblica “fondata sul lavoro” – perché così vollero i nostri Padri Costituenti – non è tollerabile lasciare che i nostri giovani siano lasciati in balia della disoccupazione o di forme lavorative basate sulla precarietà.

Settant’anni or sono il fascismo fu sconfitto grazie ad una fortissima carica ideale che accumunava uomini e donne di ogni età e condizione sociale, oggi rischiamo di intaccare le radici stesse della convivenza civile, e quindi della democrazia, cancellando la speranza nei cuori dei nostri giovani. Il fascismo non è stato e non è solo un fenomeno storico e culturale, è un tarlo che in qualsiasi momento può insinuarsi tra di noi creando le condizioni per il suo ritorno, anche se con parole d’ordine nuove e un volto differente.

Lavoriamo perciò tutti affinché questa giornata non trascorra invano e contribuisca a costruire una Legnano, un’Italia e un’Europa basate su quei valori per la cui affermazione migliaia di persone 70 anni fa sacrificarono la loro vita.

Redazione
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Pubblicato il 25 Aprile 2015
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