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25 Aprile: l’intervento di Luigi Botta

"Che il fiore della libertà spanda il suo profumo sulla nostra Patria"...

Nel portare a voi tutti il saluto dell’ ANPI legnanese, sento di dire che qui, in questa piazza, come nei passati anni, vorrei vedere la splendida figura di Achille Carnevali, ultimo partigiano della Brigata Carroccio, stella al merito del lavoro, cittadino benemerito, che da pochi mesi ci ha lasciato. Achille non è qui, ma lo sento presente al mio fianco a mio monito ed insegnamento.

Affermava Piero Calamandrei in un suo discorso il 28 febbraio del ’54 al Lirico di Milano: “ Nelle commemorazioni che noi facciamo ci illudiamo di essere noi vivi a celebrare i morti. E non ci accorgiamo che sono loro, i nostri morti che ci convocano qui, come dinnanzi ad un tribunale invisibile , a rendere conto di quello che in questi anni possiamo avere fatto per non essere indegni di loro”.

I nostri morti ci parlano di libertà, quella libertà che è come l’aria e che si sente quanto essa sia preziosa per la vita quando comincia a mancare. La libertà esige rispetto per quello che è costata, per quello che sta costando. Allora l’orrore della dittatura fascista e della oppressione nazista sembrava inarrestabile e quasi ci riuscivano.

Ma ora sappiamo che fu più forte il sentimento col quale mille e mille donne e uomini misero assieme la loro umanità per non farli prevalere, liberandosi e liberando noi più giovani o che venimmo dopo, dalla minacciosa prepotenza e dal terrorismo dei fascismi.

La nostra città non è ricca solo di lapidi e monumenti, è ricca di iniziative , di solidarietà, di lasciti morali di persone che hanno combattuto per la nostra libertà settanta anni or sono ed è sopra questi ideali che dobbiamo consolidare il ricordo dei nostri caduti.

Erano consapevoli che lottando contro il fascismo, contro un regime totalitario, per la libertà di tutti, si ponevano le basi di una nuova società, dove la tutela dei diritti di ognuno avrebbe alla fine avuto il dovuto riconoscimento.

Sono stati dalla parte giusta. Hanno lottato contro i nazifascisti per liberare la Patria e per gli ideali di giustizia e di democrazia. Dall’altra parte sono state operate scelte scellerate, negatrici della dignità dell’essere umano.

Non vi può essere confusione tra queste due scelte: non è storicamente possibile confondere vittime e carnefici: il revisionismo, ancora oggi emergente, è negatore della memoria storica.

Ricordo le parole di mons. Gianfranco Bottoni, rappresentante del Cardinale di Milano al Campo della Gloria: “ in nome della mia fede cristiana sono spinto a considerare i morti tutti uguali davanti a Dio. Ma questo non mi sottrae dal senso della cittadinanza per la quale non metterò mai sullo stesso piano né troverei accettabile l’idea di onorare gli uni accanto agli altri caduti, morti sugli opposti fronti della guerra di Liberazione”

Né vi può essere inoltre tolleranza alcuna nei riguardi di coloro che ancora oggi si rifanno al regime fascista. Gente che il fascismo non lo ha sicuramente vissuto e subìto ma che ne dissotterrano le ombre forse perché incapaci nelle loro menti di innalzarsi ai più alti livelli di civiltà offerti dalla riconquistata democrazia. Ma non vanno sottovalutati. Occorre una forte azione verso le giovani generazioni, verso le scuole in particolare, offrendo parimenti esempi di probità, di generosità, di solidarietà, di giustizia sociale.

Da un lato il fascismo, dall’altro l’antifascismo. E coloro che ci hanno dato la libertà erano antifascisti. E noi siamo con loro nella pienezza del significato della parola. Si è antifascisti quando si rispetta “l’altro”, quando se ne riconosce la legittimità nell’atto stesso di contrastarlo, quando non si pretende di assimilarlo, di ridurre cioè il suo pensiero, la sua identità al nostro pensiero, alla nostra identità.

L’antifascismo è l’ansia di intervenire contro l’ingiustizia, piccola o grande che sia, di intervenire contro ogni minaccia di libertà. E’ pluralismo politico e sociale, legittimazione delle differenze. E’ la democrazia come partecipazione e non solo come garanzia per tutti.

Il prezzo pagato per la nostra democrazia fu altissimo: decine di migliaia di partigiani uccisi (giovani di ogni riferimento politico e religioso, militari del disciolto esercito italiano). Feroci rappresaglie contro la popolazione, oltre 40 mila fra cittadini e lavoratori deportati nei lager nazisti, eccidi, come a Cefalonia, di soldati che si rifiutarono di consegnarsi ai tedeschi, 600 mila giovani con le stellette (soldati di ogni arma, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia) che si schierarono per la nuova Italia e vennero deportati. (E qui facciamo nostro il saluto del nostro presidente della Repubblica ai nostri militari impegnati nelle missioni internazionali nelle varie parti del mondo).

Le testimonianze delle fucilazioni e delle torture, le impiccagioni, i borghi dati alle fiamme, la sofferenza del popolo tutto,

E gli episodi terribili dei di partigiani che, invece di combattere il comune nemico si uccidevano tra loro, ed i sussulti di rabbia che portarono ad altre morti talora ingiustificate. Un’epopea grandiosa, mondi terribili, commoventi, straordinari, mondi generosi e severi. Che ci fanno riflettere, pensare, ricordare.

Grazie alla Resistenza, quando gli alleati giunsero nelle nostre zone dell’ alta Italia trovarono le nostre regioni già libere da tedeschi e fascisti con città e paesi governati da nuove istituzioni democratiche. E Legnano fu una di quelle.

Quando Alcide De Gasperi intervenne alla Conferenza di Pace di Parigi il 10 agosto 1946 , avverso il trattato che i Paesi vincitori già avevano stilato e che penalizzava enormemente l’Italia, lo statista giocò l’unica carta a sua disposizione: La Resistenza e la Lotta di Liberazione. Molti articoli del trattato vennero cancellati o modificati e l’Italia non venne suddivisa ed occupata dalle potenze alleate come successe a Germania ed Austria ed ebbe subito il suo esercito. L’Italia fu considerata cobelligerante.

Dalla Lotta di Liberazione è nata la nostra Costituzione ancora oggi attuale e vitale nei suoi principi fondamentali. La Costituzione è un testamento, un testamento di oltre 100 mila morti. Una Carta che sancisce per tutti uguali doveri e diritti, che ci fa cittadini e non plebe. Valori di libertà, di giustizia sociale, di onestà verso gli altri e se stessi, di diritto al lavoro che consegni dignità alla persona,di speranza per i giovani, di serenità per chi ha concluso una vita di lavoro, di condanna per i furbi che danneggiano la collettività. Una Costituzione che ancora deve essere appieno realizzata ma che sicuramente va difesa nel suo dettato fondamentale.

In questo 25 aprile il nostro pensiero si soffermi sui tanti Legnanesi che hanno dato la vita e per quelli che con sacrificio combatterono per la nostra libertà. Un attimo di silenzio per loro, i cui nomi troviamo scolpiti sulle lapidi della nostra città.

Per i tre caduti dell’Olmina: Ermenegildo Monticelli, Ernesto Pinciroli, Luigi Ciapparelli. Per i caduti della Canazza: tra questi ricordo in particolare Oreste Parravicini. Abitava al 26 di via Bramante, io al 28. Ricordo quel giorno: la gente si era ammassata davanti al portone del Parravicini ed una donna in mezzo a loro gridava il suo dolore. Era la moglie. Parravicini aveva una figlia, Mirka, mia compagna di giochi.

Per i Legnanesi deportati nei lager della Tosi e della Comerio che non fecero più ritorno. Ricordiamo don Mauro Bonzi, vittima di Dachau, Giovanni Novara, sindacalista, prima vittima legnanese della violenza fascista. Carlo Guidi, perseguitato dal regime, uomo di spicco del Partito Popolare. Giuseppe Bollini, fucilato a Traffiume a soli 23 anni. Lo abbiamo ricordato settimana scorsa al Leone da Perego nel corso della presentazione della sua biografica a cura del prof. Giorgio Vecchio. Come ANPI il 17 maggio prossimo andremo in pellegrinaggio a Traffiume per ricordalo dinnanzi al muro dove una lapide ricorda il suo sacrificio. Giuseppe Rossato di 21 anni fucilato a Milano al campo Giuriati.

Ricordiamo i ragazzi di 18 e 19 anni Renzo Vignati e Dino Garavaglia che persero la giovane esistenza nello scontro armato contro i brigatisti neri al ponte di S. Bernardino.

Ed ancora altri caduti: Aldo Branca, Gaetano Colombo, Marcello Colombo, Paolo Guidi, Amleto Mancinelli, Gaetano Ripamonti, Riziero Terracchini, Ugo Vedani, Riccardo Vignati, Mario Zoni, Vittorio Gorletta, Romeo Rovellini, Franco Mandelli, Luigi Colombo, Serafino Roveda, Adelmo Marinoni.

Un particolare pensiero a Mauro Venegoni , M.O. al valor militare. Subì come i fratelli il carcere ed il confino. Catturato nell’ottobre del ’44 , i fascisti per carpirgli informazioni sulla Resistenza lo torturarono, lo uccisero e lo abbandonarono nella brughiera di Cassano Magnago. Mauro non fece nomi.

Riconoscenza per i nostri concittadini che lottarono nella Resistenza nelle formazioni Garibaldi, Carroccio, Alfredo Di Dio, Mazzini, Matteotti, Giustizia e Libertà o che la sostennero.

E con loro i fratelli Carletto, Guido e Pierino Venegoni, Giovanni Brandazzi che dal ’45 al ’47 governò Legnano quale plenipotenziario del CLN, Anacleto Tenconi, nominato sindaco dal CLN nella Legnano liberata. Il comandante Arno Covini, Filippo Zaffaroni, torturato giovinetto in via Alberto da Giussano, condannato a morte ma poi graziato per intervento del Card. Ildefonso Schuster Un particolare: la nuova sentenza fascista decretava “30 anni di reclusione, a partire dal giorno della immancabile vittoria” Uscì da S. Vittore il 25 aprile.

Il comandante Piero Sasinini, Alberto Tagliaferri, Bruno Meraviglia comandante della Carroccio, Mario Cozzi, detto Pino, comandante delle formazioni legnanesi della 101° e 182° Garibaldi, Giuseppe Rigo, Stefano Ubezio,Vianello, Neutralio Frascoli, Castiglioni, Ferdinando Legnani, Giovanni 5 – Parolo, Macchi, Bragè, Angelo Rota, Giuseppe Tomaselli, Angelo Salmoiraghi, Luigi Villa, Arturo Fusetti, Ettore Espen, Luciano Vignati comandate di zona della Di Dio, Enzo Zanchi, Francesco Marcer, Dante Trezzi, Renzo Bottini, Ezio Gasparini e Franco Calcaterra, dipendenti comunali. Con loro il tipografo Costa che stampava i volantini per la Resistenza, il

farmacista Ezio Tornadù che curava di notte i partigiani feriti. I sacerdoti don Carlo Riva di S. Domenico, cappellano della Carrocio, don Francesco Cavallini dei SS. Martiri, don Ettore Passamonti di Legnanello.

Samuele Turconi che comandò i partigiani nello scontro armato alla Mazzafame, arrestato e torturato dalle brigate nere. E poi Alfredo Re, Fulvio Bernacchi, Carlo Cezza, Teodoro Santambrogio, Angelo Celin, Ezio Rossetti, Giuseppe Stellica, Candido Poli deportato a Dachau/Bernau.

Le staffette partigiane Piera Pattani, anima della Resistenza legnanese al femminile. Irene Dormeletti , Anna Re, Francesca Mainini, Giuseppina Marcora ed altre ed alti ancora, impossibile nominarli tutti. I loro nomi, doverosamente ricordati in questa piazza a 70 anni dalla Liberazione, ci siano di esempio e ci diano la forza di sperare in una Italia più giusta e solidale, come i partigiani l’hanno sognata e come la Costituzione ci ha indicato.

Che il fiore della libertà spanda il suo profumo sulla nostra Patria, come ci ha lasciato scritto il poeta Giuseppe Bartoli , comandante partigiano:

Sui monti che videro il nostro passo colmo di lacrime e fatica non resti dissecato quel fiore che si nutrì di sangue e di rugiada in un aprile stupendo quando il mondo trattenne il respiro davanti al vento della libertà portato dai figli della Resistenza

Buon 25 aprile a tutti

Luigi Botta, presidente ANPI Legnano

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Aprile 2015
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