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Annunci pasquali negli affreschi del Lanino in San Magno

Lo storico dell'arte Adriano Antonioletti Boratto ha completato il discorso relativo all'Altare Maggiore presentando gli affreschi del vercellese Lanino...

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Diamo per scontato di conoscere ciò che ci sta sempre davanti agli occhi, salvo poi occasionalmente scoprire che ne abbiamo una percezione solo superficiale e parziale. 

Si può dire che questo valga anche per quel patrimonio artistico che la nostra città, al pari di tante città italiane, può vantare. Anche l'assessore alla Cultura del Comune di Legnano, la dottoressa Francesca Raimondi, ha ribadito l'importanza di una riscoperta delle nostre radici culturali e della valorizzazione di un patrimonio che i nostri predecessori ci hanno tramandato.

Scrigno prezioso di tesori d'arte, nessuno può certo contestarlo, è la Basilica di San Magno a cui l'omonimo Centro culturale ha voluto rivolgere la massima attenzione attivando, in collaborazione con lo storico dell'arte Adriano Antonioletti Boratto, un percorso di analisi storica e stilistica e di lettura iconografica del contesto pittorico.

Dopo aver svelato il messaggio teologico della Pala del Luini, lo scorso 7 dicembre, Adriano Antonioletti ha completato il discorso relativo all'Altare Maggiore presentando gli affreschi del vercellese Lanino. Quando ci si avvicina all'Altare Maggiore e si ammira nella sua completezza l'apparato iconografico si coglie una palese unitarietà, si è avvolti da una gradevole armonia.

«Non si tratta solo di affinità stilistiche dei due pittori rinascimentali – afferma lo storico dell'arte – ma vi è una intenzionalità del Lanino che riprende il discorso teologico già introdotto nella celebre Pala».

Nel polittico luinesco il linguaggio è più conciso, giocato sulla simbologia dei gesti e degli oggetti ( il Bambino che regge una sfera trasparente sintetizza la storia della salvezza ), strutturato in forma di sacra conversazione. Negli affreschi del pittore vercellese il discorso si svolge con una modalità narrativa. I riquadri, otto grandi e due piccoli, collocati sulle pareti laterali, riprendono il racconto dei vangeli relativo alla Vergine e all'Infanzia di Gesù, con qualche concessione anche agli apocrifi, ma in perfetta sintonia con i dettami della Controriforma ( o Riforma Cattolica, si noti che il dipinto viene portato a compimento un anno dopo la chiusura del Concilio di Trento ).

A completamento del ciclo nelle lunette il pittore ha riprodotto gli Evangelisti e Padri della Chiesa, infine, nella chiave di volta San Magno benedicente. Gli episodi dei singoli riquadri sono facilmente riconoscibili, ma, come ha fatto notare Antonioletti, ci sono particolari che permettono una interpretazione in chiave catechetica e in più rappresentano il contesto storico e sociale in cui vengono realizzati e la formazione culturale dell'autore.

La scelta della data per questo secondo appuntamento non è stata casuale, il relatore ha voluto legare questo incontro ad un momento significativo dell'anno liturgico: la Domenica delle Palme, inizio della Settimana Santa. “La storia dell'Infanzia di Gesù” – questo il titolo del secondo fascicolo ideato e scritto da Adriano Antonioletti – è sì l'oggetto della conversazione che sabato 12 marzo ha richiamato in Basilica un numeroso pubblico, ma deve essere considerato un ciclo pasquale piuttosto che natalizio.

La dotta esegesi sviluppata dal relatore ha dimostrato come in alcune immagini ( La presentazione al Tempio del Divino infante, La disputa di Gesù con i dottori nel Tempio, Il Salvatore porta croce ) si prefiguri l'ingresso di Cristo in Gerusalemme e il sacrificio della Crocefissione. Adriano Antonioletti, dopo un discorso introduttivo sull'autore e sui temi del ciclo affrescato, ha invitato i presenti ad una osservazione più ravvicinata e diretta dei dipinti prestandosi a rispondere alle numerose curiosità del pubblico.

Maria Teresa Padoan

Le fotografie sono di Fausto Ferioli

Qui sotto la copertina dell'opuscolo pubblicato

Redazione
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Pubblicato il 18 Aprile 2014
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