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CARCERE DI BOLLATE: LUOGO DI EDUCAZIONE E NON SOLO DI RECLUSIONE

Testimonianze e momenti di riflessione a La Zuppiera sull'esperienza rieducativa all'interno delle carceri italiane...

(g.s.) – Dalle parole di chi ci lavora e  vive si può senz'altro dire che il carcere di Bollate è veramente "un luogo di educazione e non solo di reclusione", proprio come recitava il titolo della serata organizzata dall'associazione culturale La Zuppiera di San Vittore Olona.

L'intento dell'incontro, svoltosi  nella sala sottostante la chiesetta di San Giovanni, è stato quello di far riflettere, attraverso le parole di educatori, operatori e detenuti del carcere di Bollate ritenuto un "modello" da seguire, sull'esperienza rieducativa all'interno delle carceri italiane.

"E' la prima volta che organizziamo una serata su questo tema – ha affermato il vice presidente de La Zuppiera Pino Bravin -. La società deve conoscere meglio questa realtà di uomini, di rapporti che si stringono e si allontanano, di sofferenze, e della funzione di recupero, parte importante in una società democratica".

L'educatrice Catia Bianchi, che opera nel carcere di Bollate, ha ricordato che nella struttura vi sono 1200 detenuti, il 10% rappresentato da donne. "In carcere ci si finisce – ha dichiarato – per scelte di vita sbagliate oppure a causa di coincidenze negative, c'è chi ruba per fame e questo fenomeno è in aumento per come sta cambiando la società, oppure perchè si è illegalmente presenti in Italia. Ci si basa su certezza della pena, sullo scontare la condanna in maniera costruttiva e nel dare responsabilità al detenuto".

Tante le attività svolte nel carcere. Come il "Progetto musica" che, durante la serata, ha visto alcuni suoi componenti eseguire brani dedicandoli al pubblico, presente  numeroso in sala.

Profonde le testimonianze di alcuni detenuti: "In carcere puoi lavorare, studiare oppure far nulla. Dipende dalla tua volontà di voler trovare l'occasione di poter cambiare". "

"Ci sono carceri sovraffollate e altre meno – un'altra dichiarazione – ma quello che accumuna tutte è la mancanza di… libertà. Il carcere di Bollate ti permette di imparare dalle difficoltà, ti insegna ad ascoltarti e ascoltare gli altri".

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 18 Maggio 2013
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